La scelta di esserci delle cittadine dalla vita normale

di Maria Laura Rodotà, COrriere della Sera, 10 febbraio 2011

Care donne intelligenti, care donne pensanti, care donne impegnate e/o palpitanti, care donne (e qualche caro uomo) dei distinguo, che manifestate, non manifestate, discutete del perché manifestare; avete parlato con le donne (e con qualche uomo) mai invitate a intervenire sui giornali, con quelle e con quelli che nelle piazze di domenica 13 saranno maggioranza? Voi ne concionate come se si trattasse di un esamino di condotta e quoziente intellettivo per le donne italiane. Come se fosse un convegno con autocoscienza. Come se fosse una riflessione psico-filosofica o socio-moral-politica, o un troppo sollecitato mea culpa. Mi dispiace, non ci sto. Per me quella manifestazione non è quello, e non ha neanche ha le parole e le scarpette delle donne eccellenti che la promuovono. Ha la faccia di Manuela, che fa il medico ospedaliero e arriverà con sua figlia dopo una notte di guardia; di Nadia, ricercatrice scesa dai tetti che diceva «io con quelle sciurette non ci vado» e poi ha deciso di esserci; di Antonella, che fa la mamma e l’impiegata e domenica, per una volta, non cucina. Non sono radical chic. Sono cittadine. O meglio, vogliono tornare a esserlo.

Cittadine, e abitanti di un Paese civile. Non femminucce strumentalizzate (di questo le accusano, come se fossero minus habens); persone che vogliono essere strumento di un cambiamento. O perlomeno testimoniare un disagio fortissimo. Ed essere parte di quella che è stata definita «rivolta della decenza». Decenza, non bacchettonismo. Anche se basta poco per essere definite bacchettone, in questa Italia che ha perso il senso del pazzesco; dove tutto, anche gli anziani governanti con le minorenni, può venire relativizzato. E forse è questo che disturba, di queste donne che si danno appuntamento domenica. Il non voler relativizzare, il non badare a polemiche e rivalità, l’andare in piazza per un motivo chiaro: chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. L’appello delle promotrici della manifestazione è vago e a tratti stucchevole. Si conclude con un «è tempo di dimostrare amicizia verso le donne» francamente patetico, neanche un’associazione cinofila chiederebbe in questi termini solidarietà per gli amici a quattro zampe. Però chi va domenica non ci fa caso; va per protestare e recuperare l’onore perduto, in qualche modo.

Per onore, sì, non per moralismo. Alcune tra le più colte, sulla prostituzione femminile, apprezzano il pensiero di Luisa Muraro. Ma oggi come oggi trovano più attuali le considerazioni di José Mourinho. Le sue accuse (va bene, parlava d’altro, ma ha lasciato il segno) di «prostituzione intellettuale» fanno riflettere sulla società italiana più di tante tristi liti sulla disponibilità delle donne. E tante donne, ora, vorrebbero cominciare a sentirsi, anche loro, Special Ones, e non pezzi di ricambio. E loro, quelle normali, a parlarci paiono più consapevoli di tante polemiste (e polemisti). Dicono che per la prima volta nella nostra storia il mondo guarderà le donne italiane. Dicono che uno scatto d’orgoglio e una prova di forza sarebbero necessari per salvare la dignità di questo Paese; fuori dall’Italia e dentro di noi. Ieri un’amica – normale, non radical chic, appassionata di storia militare – citava un uomo eterosessuale, maschilista, bellicoso e sbevazzone, Winston Churchill. Scherzando parafrasava un suo celebre discorso del 1940: «Contemplando i pericoli con occhio disilluso, vedo grandi motivi per una vigilanza intensa e un’azione, ma nessuno per il panico e la disperazione…. Prepariamoci al nostro dovere, e comportiamoci in modo tale che, se la Repubblica italiana dovesse durare mille anni, le donne diranno “questa fu l’ora migliore”». Non sappiamo se domenica dopo pranzo sarà la «finest hour» delle italiane; ma sarà un’ora decente, nonostante tutto, probabilmente.


10 commenti on “La scelta di esserci delle cittadine dalla vita normale”

  1. Paola De Vecchi Galbiati ha detto:

    Ebbene sì, sarà la mia prima manifestazione di piazza,
    la prima in quasi 46 anni di vita.
    Avendone viste tante (dalla finestra, in televisione) che approvavo nei contenuti ma non nei modi e nei mezzi, stavo forse aspettando l’ora giusta?
    Non so: vedo ancora e in ogni direzione il vizio di differenziare e non di aggregare, di giudicare e non di aggiustare.
    E se ci fossero tutte, ma proprio tutte le donne non sarebbe meglio? Io vengo spesso definita una ‘radical chic’… ma mi domando: non è anche questa una dimensione come un’altra? più diverse siamo, più riusciremo a raccogliere le diverse istanze, più ampio è il raggio della discussione e degli interlocutori, minore sarà il senso di incompletezza della soluzione.
    se non ora, quando? è la domanda che si pone chi sente l’urgenza di dare un significato alla propria esistenza… e questo non ha colore, non ha casta, non ha confini!
    grazie per l’attenzione,
    Paola De Vecchi Galbiati

  2. lorena ha detto:

    Voglio partecipare perchè da qualche parte bisogna pur cominciare, e se l’inizio possiamo essere noi donne semplicemente in quanto donne, orgogliose e volenterose di trasmettere un messaggio che nessuno ha il coraggio di diffondere se non a chiacchiere, ben venga. E’ arrivato il momento dei fatti, se non ora quando?….non ho cariche politiche,non sono una femminista, ho un lavoro che difendo veramente con le unghie e non vedo futuro per i miei figli in un paese che trasmette valori falsati…..non ho nessun colore politico, ormai non più…..sono una persona comune, stanca, molto stanca di infinite chiacchiere mentre vedo un paese che va a rotoli, gente che perde il lavoro, la casa, la dignità…..mentre altrove, dove la dignità veramente non c’è più, si pubblicizzano modelli di vita a dir poco aberranti……….ci sarò, insieme a tante altre donne, orgogliosa con loro per essere state le prime a dire “basta” (con i fatti) di fronte a tutto il mondo.
    Lorena

  3. Doris Digeser ha detto:

    Attenzione, non perdiamo pezzi di storia per via di un facile entusiasmo per questo momento storico, momento che rischia, fra le altre cose, di essere e rimanere una giornata soltanto. (A meno che non si torni poi ai sabati mattina e se ne faccia un’ istituzione continua):

    Cito dall’ articolo del Corriere della sera:

    “Dicono che per la prima volta nella nostra storia il mondo guarderà le donne italiane.”

    Le donne italiane sono state guardate dal mondo quando hanno votato per il divorzio, oppure nella lotta per il diritto di decidere del loro corpo da sole quando – due in uno – volevano essere protagoniste della triste e difficile decisione di abortire, quando, ancora prima, una brava avvocata ha accompagnato una donna stuprata in un processo pubblico, molto prima della legge, portata anch’ essa avanti dalle donne, che consideri reato specifico lo stupro: le donne italiane hanno fatto e vinto battaglie importanti, guardate dal mondo – ho letto gli articoli sulla stampa estera! – alla pari di altre donne di altri paesi, battaglie sofferte e vinte, importanti proprio perchè sempre frutto di molte discussioni, e spesso di compromessi, cosa che del resto è soltanto ovvio: siamo differentemente pensanti come tutti gli esseri umani pensanti.

    Ha perfettamente ragione la Muraro, quando ci mette in guardia da strumentalizzazioni di tutti i tipi.

    Soltanto siamo in un momento storico dove, se esiste ancora una speranza per il destino di questo paese, sta, sì, anche nelle tante “piccole” realtà e iniziative, ma anche nella grande visibilità della piazza. BUTTIAMOLO GIÙ, TUTTE INSIEME, facciamo anche tante casseruolate, e altro ancora.

    Noi donne non abbiamo nessuna dignità da difendere. Dobbiamo andare contro lo strapotere e poi contro ogni altra forma di potere maschilista, quello di tanti politici (e anche di donne politiche!!) di tutte le bandiere, come quello della vita quotidiana. In questo momento storico mi sento di voler sentirmi in tante, e farmi vedere, contro lo strapotere di uno. Sapendo già che non basterà.
    Doris Digeser

  4. Paola De Vecchi Galbiati ha detto:

    Personalmente sto cercando di eliminare la parola “contro” non solo dal mio vocabolario, ma anche e soprattutto dal mio modo di relazionarmi con l’ambiente e le persone che mi circondano.
    La complessità del mondo reale mi spinge a dire che per quanto ampio possa essere il mio punto di vista, o quello di chiunque altra, fornirà sempre e comunque una visione incompleta.
    Sarà sempre il frutto di una storia, di un insieme di pre-concetti, di esperienze, di passioni che rendono me diversa da te, che rendono te diversa da chiunque…
    Ci sono donne che non devono difendere la loro dignità, ma ce ne saranno alcune a cui la dignità è stata calpestata e manifesteranno il loro desiderio di essere rispettate.
    Ce ne saranno altre indispettite perchè i vecchi principi del femminismo sono stati negli anni travisati.
    Ci saranno quelle che temevano il femminismo e oggi – senza slogan se non il titolo di un bellissimo libro – sentiranno di poter camminare serene per le vie della loro città perchè nessuno e nessuna sentirà il bisogno di appicilarle un’etichetta, di darne una definizione: sarebbe incompleta e quindi – inutile.
    Se devo spendermi “contro” qualcosa, mi spendo “contro” me stessa, contro i pregiudizi e i preconcetti che ho accumulato in questi anni, cercando l’energia per far sì che momenti come questi siano espressione di autocritica da parte di una grossa fetta della popolazione civile di questo pease: le donne.
    Ho il tuo stesso timore e colgo quindi il tuo importante suggerimento: non permettiamo che l’evento di oggi rappresenti un caso isolato, che si esaurisca in un afflato emotivo.
    C’è bisogno di un nuovo paradigma per la vita economica, sociale, ecologica di questo paese.
    C’è bisogno di ridefinire il lavoro, il suo valore in riferimento ad un modello più ampio di quello economico su cui abbiamo parametrato la nostra esistenza.
    Io sono e qui e qualche idea ce l’avrei…

  5. Antonella63 ha detto:

    Carissime amiche donne mobilitazione vi ringrazio tanto anzi tantissimo per avere dato voce e sfogo con la manifestazione (sperando che sia solo l’inizio di una strada da percorrere insieme) al mio forte disagio di donna, persona e cittadina italiana. Siete state grandi (come solo le donne sanno fare)ad organizzare il tutto in così poco tempo. Dimostrando che l’amore, la passione e la forza della propria dignità possono fare la differenza. Grazie, grazie, grazie e… ancora grazie per quanto avete fatto e per quanto vorrete fare io ci sono e ci sarò!
    Antonella63

  6. Catia Lazzerini ha detto:

    Ieri non ero lì, una mia amica è andata per me, ero a casa ad accudire i bambini ammalati con la febbre, perchè non ho nonni e neanche un bravo marito a sostituirmi…ma vi ho visti in tv ed ero lì con il cuore e con la testa, perchè io rappresento bene la donna che è stufa di essere discriminata anche in maniera subdola e velata tutti i santi giorni. Sono 45 anni che mi sento così, in questi ultimi anni ne ho presa piena consapevolezza grazie alle tristi vicende che mi sono capitate a raffica…dall’essere maltrattata al ritrovarmi sola con due bimbi e senza possibilità di lavorare a pieno ritmo e quindi economicamente in forte disagio. Per me non c’è nulla di radical chic nel dire “basta”, non ho niente di chic, non ho macchina, non ho casa, non ho nulla e neanche libertà di azione…chi meglio di me può approvare un simile movimento? Io ci sono e continuerò ad esserci, mia figlia non deve vivere quello che ho vissuto io, non lo permetterò.

  7. Lucia ha detto:

    Non sono nessuno se non me stessa e non rappresento nessuno se non me stessa, e con questa logica ero scesa in piazza, così come altre centinaia di donne.
    Vi scrivo perchè sono scesa in campo per manifestare la mia indignazione per la condizione della donna, in maniera trasversale e apartitica, libera da bandiere di partito da vecchi slogan femministi e ideologie, maturata nei miei 32anni di vita. Torno a casa invece ancora più indignata per la strumentalizzazione ad opera dei media, delle opposizioni e delle sinistre italiane, resa possibile anche a causa del boicottaggio degli ultimi giorni da parte delle donne di destra e di Governo.

    Io sono scesa in piazza da donna libera e indipendente, fermamente convinta nella mia “missione” di dover garantite la trasversalità e l’apartiticità promessa in fase organizzativa.

    Ma LA TOTALITA’ dei giornalisti ha mancato in questo, non informandosi come invece era tenuta a fare. Chi ha visionato il blog ufficiale e la pagina facebook ufficiale sa bene che non c’è la minima menzione ad una eventuale richiesta di dimissioni del Premier durante la manifestazione
    Sono 3settimane che su Facebook si dibatte sulla NECESSITA’ della trasversalità della manifestazione. E si era arrivate, la stragrande maggioranza di noi, alla conclusione che quella sarebbe stata la strada da prendere: un risveglio di coscienze, un NON CI STO che andasse ben al di là della semplice e semplicistica richiesta di dimissioni del Premier.

    Io non appartengo a nessun partito politico, non rappresento nessuna se non me stessa e non sono scesa in piazza con lo scopo di chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Non sono proprio una radical chic come purtroppo ci ha etichettato il Ministro Maristella Gelmini. E sono molto, molto, molto amareggiata.

    Tra i miei slogan c’erano:
    IO SONO E NON HO BISOGNO DI BANDIERE
    IO SONO E NON HO BISOGNO DI NESSUNO PER ESSERE RAPPRESENTATA
    DONNE NON FATEVI MARCHIARE COME BESTIE DA MACELLO
    Il Presidente del Consiglio, nella mia personale mobilitazione, non aveva attinenza. Il Rubygate poteva essere stato il PRETESTO, ma non il fulcro della manifestazione.

    Sul collo portavo il cartello IO SONO SARA GIUDICE, consigliere Pdl che ha raccolto 11mila firme per le dimissioni di Nicole Minetti, presentata in lista non certo per questioni meritocratiche. Ancora una volta a voler ribadire un modello di donna da cui mi sento rappresentata. Il mio tentativo, che oggi ammetto essere stato vano, era quello di dimostrare il diritto al dissenso, anche anzi soprattutto all’interno di uno schieramento, nel momento in cui si assiste all’attuazione di un SISTEMA non proprio chiaro e trasparente.

    Ed ecco la pensata di strumentalizzare e girare a proprio vantaggio l’iniziativa dell’ IN PIAZZA SENZA BANDIERE: grazie a quel SENZA BANDIERE si sono presi anche la mia presenza, e una volta che tutti i tg e giornali hanno etichettato l’evento come DELLE OPPOSIZIONI PER CHIEDERE LE DIMISSIONI, era troppo tardi per poter reclamare la mia estraneità a tutto questo. Sono stata in Piazza, ho manifestato con i miei cartelli ed i miei slogan. Ho appeso oltre 30 slogan. Ho testimoniato personalmente l’assenza di bandiere, e al primo cartello DIMETTITI, e al primo urlo DIMISSIONI, ho girato i tacchi e sono tornata a casa. Spiace, perchè non fossi stata sola ci saremmo battute perchè questi cori (per lo più maschili) venissero messi a tacere e i cartelli DIMETTITI fossero messi da parte.

    L’ho già scritto: la prossima sarà una manifestazione animalista per la tutela di cani e gatti, e improvvisamente, all’ultimo secondo, spunteranno le bandiere e gli slogan DIMISSIONI.

    Che pena, però. Che amarezza. Io ero in piazza per ben altro.

    A chiunque leggerà, vorrei solo far arrivare il messaggio che molte delle persone scese in Piazza ieri, erano lì per MOLTO DI PIU’ che le semplici dimissioni del Premier.
    Siamo partite.. e non ci fermeremo.

    Lucia

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