Decalogo anti stupro, a Roma subito polemica. Diecimila copie distribuite nel metrò

E le donne oggi in piazza Trilussa alle 19: “Consigli offensivi”
Voleva essere un opuscolo con consigli per sentirsi più sicure in città, ma il vademecum pensato da un gruppo di signore e patrocinato dal Comune di Roma, si è rivelato un boomerang. Poco graditi alcuni suggerimenti: “Evitate strade buie e vestiti appariscenti”. “Non siamo soggetti deboli da scortare a cui propinare fantomatici braccialetti elettronici con gps per chiedere soccorso”

di Alessandra Paolini su Repubblica

ROMA – Voleva essere un opuscolo per mettere in guardia le donne. Ventiquattro pagine di consigli, semplici e spiccioli, per evitare di essere molestate in strada, sul lavoro o finire sotto le grinfie di uno stalker. Insomma, per sentirsi più sicure in città, dove la violenza in tutte le sue sfaccettature è all´ordine del giorno. Ma il vademecum, pensato da un gruppo di signore e patrocinato dal comune di Roma, si è rivelato un boomerang. A molte non è piaciuto, a cominciare dal sottotitolo “Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci”. E tantomeno sono stati graditi alcuni suggerimenti: «Non camminate in strade buie e non indossate abiti appariscenti».
Così, distribuito da metà luglio in 10mila copie nel metrò, il “Vademecum per la sicurezza” è finito sotto il fuoco amico della storica rivista femminista online, “Noi donne.org”. E il tam tam di chi pensa che «le donne non siano soggetti deboli da scortare a cui propinare fantomatici braccialetti elettronici con gps per chiedere soccorso», porterà oggi in piazza Trilussa, cuore trasteverino della capitale, una folla di persone, convinte che debba esserci un´altra idea di sicurezza e libertà. «Vogliamo una cultura – si legge nel manifesto ospitato in rete anche dal sito del movimento “Se non ora quando?” – rispettosa delle differenze, non una cultura della paura e dell´odio».

Anna di Lallo è una delle autrici del vademecum. Due figli piccoli e a capo della società “Omniares comunication”, è basita per tanto clamore: «Odio? Ma il mio voleva essere solo un modo per aiutare le fasce più deboli. Sono consigli forse banali, come mettere la borsetta nella busta della spesa. O tenere il cellulare in tasca quando si è da sole di notte, impostato sui numeri del 112 e 113. Consigli della nonna? Forse. Ma sempre validi».
Non ci sta Anna di Lallo ad essere attaccata dalle stesse donne. «Ci ho lavorato un anno su questo libretto, senza guadagnarci un soldo, sull´onda emotiva delle confidenze di un´amica “impazzita” per le continue telefonate e minacce di un uomo. Un anno trascorso ad ascoltare le richieste di tante donne, per capirne paure ed esigenze. Senza tralasciare le informazioni delle forze dell´ordine. Ho trascorso un sacco di tempo all´ufficio anti-stalking della questura». Conclude con un dubbio Anna Di Lallo: «Forse la polemica è indirizzata al Campidoglio, perché l´opuscolo ha il patrocinio del Comune. Ma solo dopo che lo abbiamo realizzato, io l´ho proposto al delegato del sindaco per le Pari Oppurtunità, Lavinia Mannuni». Anche se a pagina 8 è lo stesso sindaco, che sulla questione sicurezza ha vinto le elezioni, a spiegare il perché di questa pubblicazione. Scrive: «Per aiutarvi a sentirvi più sicure, sapendo che non siete sole».


7 commenti on “Decalogo anti stupro, a Roma subito polemica. Diecimila copie distribuite nel metrò”

  1. Fiorella ha detto:

    Forse un confronto con le donne che da sempre sono in prima linea nella lotta in difesa delle donne avrebbe aiutato. E’ l’impostazione paternalistica che, personalmente, non mi è piaciuta non certo la ricerca della sicurezza. E’ a questa impostazione che qualcuna ha ceduto, come se le donne non diventassero mai maggiorenni, come se avessero sempre bisogno del loro papà a tenerle per mano. In questo caso, è stata la “mamma” che dovuto proteggere ma siamo sempre lì: non si diventa mai maggiorenni, è sempre colpa nostra che portiamo vestiti attillati, gonne troppo corte, che la cerchiamo noi, ecc. ecc………….

  2. teresa manente ha detto:

    Contrastare efficacemente la violenza di genere significa necessariamente mettere in discussione la personale concezione di genere, il ruolo di donna e di uomo nella relazione di coppia e nella società, il modo di intendere la funzione di padre e di madre , finendo così per coinvolgere anche le più profonde convinzioni etiche, sociali e religiose. E’ proprio nella complessità e nella delicatezza delle problematiche che coinvolge, il motivo per cui la violenza di genere, fenomeno politico e sociale, così come denunciato dalle donne nel mondo, viene ancora mistificato come un problema di sicurezza e di ordine pubblico, negando che il problema è maschile . Se vademecum si vogliono fare questi sono da destinarsi agli uomini portatori di una cultura discriminante e di prevaricazione nei confronti delle donne . E’ come se per contrastare il razzismo si invitassero le vittime a non uscire di casa.
    Avv. Teresa Manente Ass. Differenza Donna Roma

  3. manuela ha detto:

    Vivo a Torino e per un paio d’anni per motivi di lavoro mi sono trovata spesso in stazione Porta Nuova verso mezza notte. Sono sempre tornata a casa da sola, con metro o tram, senza preimpostare il 112 sul cellure e senza avere nella borsetta lo spray al peperoncino. Anche se dovevo passare in alcune strade scarsamente illuminate e deserte non ho mai avuto problemi, tranne una volta in cui mi sono accorta che un uomo mi aveva seguita, quasi fino a casa. Per strada non c’era nessuno. Mi sono girata e ho iniziato a fissarlo, restando immobile, fino a quando non se n’è andato. Questa vicenda mi ha insegnato che per sentirsi sicure, il miglior metodo è essere sicure. I predatori attaccano sempre chi pare più indifeso.

  4. Omniares ha detto:

    Quella riportata sopra sembra un’evidente polemica strumentale su un progetto che è nato solo per informare maggiormente le donne, di qualsiasi età e fascia sociale, con una sezione antistalking al suo interno e suggerimenti che non limitano la propria libertà ma sensibilizzano solo su atteggiamenti più sicuri da adottare per sentirci più sicure. Talvolta è suffìciente anche solo essere sensibilizzate ad utilizzare semplici accorgimenti che conosciamo benissimo per evitare di incorrere in inutili pericoli. Ciò non significa penalizzare la donna ma aiutare tutte noi, le meno fortunate, chi vive in quartieri periferici , viaggia di notte o è costretta ad uscire di notte per lavoro a sapere che non siamo sole. Roma non è una città richiosa, vi sono solo quartieri più a rischio come in tutte le città . Perchè polemizzare contro qualcosa che tantissime donne ci stanno richiedendo e ritengono utile ?

  5. rossana ha detto:

    PENSO CHE QUESTA POLEMICA SIA STERILE. SI PUNTA IL DICO CONTRO UN’INIZIATIVA CHE HA PURTROPPO RAGIONE D’ESSERE. LA NOSTRA SOCIETA’ NON CI TUTELA. CI SONO DONNE FORTI CHE NON HANNO BISOGNO DI NULLA, TANTOMENO DI IMPOSTARE IL 112 SUL CELLULARE IN SITUAZIONI DI RISCHIO..CE NE SONO TANTE ALTRE CHE FACENDO COSì SI SENTONO PIù TUTELATE. DOVE è IL PROBLEMA?

  6. Maddalena ha detto:

    Se la polemica è strumentale, come si deve chiamare un opuscolo che sciorina consigli scontati e che pubblicizza uno strumento, PeTra, definendolo “dispositivo per la sicurezza personale sperimentato a Roma e dimostratosi utilissimo per chiunque voglia sentirsi sicuro”(Omniares)? E finiamola di prenderci in giro, in nome della sicurezza delle donne che, influenzate dall vademecum, dovranno permettersi il lusso, questa volta sì, di comprare PeTra.

  7. Daria ha detto:

    Ignoranza, superficialita’ presunzione.
    Sono i tre aggettivi che definiscono l’iniziativa del Comune di Roma e, non dimentichiamolo, delle donne che l’hanno fatta propria.
    E che dire della sponsorizzazione del rilevatore GPS contenuta nello stesso opuscolo il quale rimanda al sito per l’approfondimento.
    Ovviamente basta spendere circa 300 euro e il gioco e’ fatto………..
    una sola domanda: chi ha finanziato l’opuscolo e l’iniziativa in generale? e con quali soldi?
    sarei interessata ad approfondire…….


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